Con l’inizio della quarantena a causa del coronavirus, noi che siamo appassionati di scenari post apocalittici e che abbiamo sempre parlato di resilienza e di sostenibilità, ci chiediamo se il Peromelo è pronto ad essere autonomo e in definitiva utile a fronteggiare l’emergenza.
Abbiamo lasciato andare le erbe spontanee in modo da avere le erbe più nutrienti e terapeutiche possibili.
Abbiamo piantato altre aromatiche, perché sono fondamentali.
Abbiamo messo alberi da frutto antichi o autoctoni, perché fossero i più resistenti, ma molti ancora non sono ancora pronti a mettere frutti.
Tra le spontanee c’è un paio di cereali, ma non ci siamo mai lanciati nella raccolta – immagino non proprio facilissima – che però potrebbe rivelarsi molto utile.
A livello energetico siamo messi male:
ancora non abbiamo iniziato la raccolta dell’acqua, anche se abbiamo acquistato i serbatoi anni fa e siamo ancora attaccati alla rete elettrica e i due moduli abitativi (casetta e yurta) vengono alimentati al bisogno e tramite lunghe prolunghe.
Non abbiamo i medicinali di base. Forse normalmente non lo avremmo ritenuto così importante, ma dati i tempi (lunghe file in farmacia, farmaci mancanti, pronto soccorso di difficile accesso, ospedali intasati, ecc) la cosa assume rilievo.
Cosa forse più importante di tutte, non potendo assicurare la nostra presenza continua, non abbiamo un orto stabile.
In conclusione c’è ancora molto da fare, psicologicamente eravamo preparatissimi, ma pensavamo di avere molto più tempo prima che fosse necessario attivarsi. Questa situazione ha sicuramente accelerato e dato priorità a tutta una serie di azioni tese a rendere il Peromelo un sistema più autonomo e ricco di risorse utili alla comunità.
Ci aspettano grandi novità!
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