Nonostante la cattiva nominata dell’Ortica, per quel suo piccolo difetto di “pungere” e dare fastidio per la giornata intera, al Peromelo noi l’Ortica la lasciamo libera di espandersi e conquistare nuove lande. Tant’è che è nato un boschetto, con piante alte più di una persona e fitte autostrade di radici (rizoma).
In molti non faticherebbero a chiamarlo campo “incolto” o “abbandonato”, ma per noi è più un supermercato a cielo aperto che un’area degradata.
Fatto sta che ieri mi sono addentrata tra gli alti fusti e per una buona mezz’oretta ho raccolto le cime di ogni pianta per preparare la lasagna che abbiamo servito al nostro “pranzo di erbe” oggi.
La cosa bella è che dopo un po’, immersa nell’odore forte dell’ortica, con tanti esemplari di quella (e di altre) pianta attorno, alla mia stessa altezza (ok non sono proprio una watussa :D), mi sono quasi dimenticata di dov’ero, che ero a pochi metri da casa; non sentivo più il tempo scorrere, ma guardavo solo di pianta in pianta qual era la fogliolina migliore da cogliere (non è proprio tempo di raccolta ora, alcune piante sono andate in fiore, per cui ho scelto solo quelle con germogli recenti, foglioline tenere).
Avrei potuto trascorrerci l’intero pomeriggio, probabilmente.
Poi è arrivato Guido con Arturo e mi sono ricordata che esistono anche gli umani e che io ne facevo parte e non ero un’ortica pure io, che l’indomani avevamo un pranzo e che era pure ora che mi dessi una mossa che ne avevamo di cose da fare!!
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