Ho un progetto, lo curo come fosse un figlio. Quindi mi documento, raccolgo informazioni.
Ho mille tab aperte su ogni browser a mia disposizione.
Ho appunti cartacei, digitali, audio, in immagini.
Ho foglietti, agende, quaderni, post it.
Sono eternamente alla ricerca dello strumento perfetto: il software per gestire le note, quello per i progetti in condivisione, ecc.
E anche se fossi la persona più organizzata del mondo, quando devo mettere ordine tra tutti gli appunti che ho preso, mi sento male. Letteralmente. Mi viene la nausea e voglia di lasciar perdere tutto.
Il vero problema non è che non abbiamo ancora trovato il tempo o lo strumento perfetto per gestire tutto, il problema è che le informazioni sono umanamente troppe.
Galimberti dice che prima, ai tempi dei nostri nonni, vivevamo nell’era caratterizzata dalla scarsità, i problemi da risolvere erano legati alla scarsità: di cibo, di soldi, di beni, e ora invece siamo nell’era caratterizzata dall’abbondanza: i nostri problemi non vengono dall’avere poco, ma dall’avere troppo.
E dobbiamo gestire questo troppo senza esserne sopraffatti.
Da qui il Less is more che diventa un imperativo, più che un virtuosismo. Da qui lo slow living, per diminuire il numero di input a cui sottoporci ogni giorno.
Per questo il Peromelo è ‘fatto di poco’: strutture piccole, con poche cose, dove le sollecitazioni sono di umana misura.
E quando tutto intorno viene meno, ciò che fiorisce, che risplende, che risalta, sei tu.
Con il tuo mondo ricco, sì, ma di cose immateriali e preziose.
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