Ho avuto anche io una fase fricchettona. Erano gli anni in cui leggevo gli autori della Beat generation, On the road, Chatwin, Siddharta e tutta la letteratura di rito. E ovviamente sognavo di viaggiare col mitico Volkswagen da figli dei fiori.
Poi sono cresciuta e me ne sono dimenticata.
Non so se ti è mai successo, ma ci sono cose che non ho nemmeno provato ad ottenere, troppo belle per essere vere.
Come un camper, come una casa in campagna: mi sono limitata a sognarle per una vita, senza muovere un dito per averle.
Poi incontro Guido e scopriamo di volere entrambi un terreno (no, non è vero, volevamo entrambi un hangar, ma era troppo costoso), ma nessuno dei due si era anche solo azzardato a cercare. Eravamo rimasti alla fase dei desideri.
Poi, forte del fatto che eravamo in due, ho iniziato a cercare, così tanto per continuare a sognare, e un anno e mezzo – e 52 terreni visti – dopo, avevamo il Peromelo.
Quest’anno Guido ha deciso di comprare un furgone.Quando è arrivato Merlino in famiglia, non ho avuto il tempo di essere contenta che già eravamo in viaggio (un viaggio magico, 15 giorni in giro per l’Italia con bimbo piccolo a seguito).
Ora, noi non siamo ricchi, lavoriamo come tante altre persone. Abbiamo sicuramente cercato tanto, trovato delle occasioni, ok.
Però la differenza tra il continuare a sognare e il realizzare i sogni, ho scoperto che non sta nei mezzi a disposizione, ma solo ed esclusivamente nel decidere che è venuto il momento.
E nel non perdere per strada i sogni.
Tu ce l’hai un sogno in fondo in fondo al cassetto?
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