Dopo l’ultima edizione di Spunti Selvatici sui profumi artigianali nell’alimentazione, mi è sorta una domanda:
il profumo artificiale non rischia di essere considerato una ‘truffa’, come gli aromi sull’etichetta degli ingredienti?
 
La questione etica è parte fondante del progetto del Peromelo, quindi la domanda mi ha preoccupato molto e sono stata a rifletterci per un po’.
Poi la mia risposta è stata: i profumi sono uno strumento e come tutti gli strumenti dipende dall’uso che se ne fa.
 
Ti stupiresti nello scoprire alimenti naturali della vita di tutti i giorni che senza profumo non avrebbero alcun sapore (è stata anche la scoperta che mi ha colpito di più nell’ultima edizione di Spunti Selvatici, semplice ma profonda) e nessuno accusa il Limoncello di essere solo alcol e aroma di limone.
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Secondo me se il profumo viene usato per coprire un’assenza (di gusto, di autenticità, di storia, di ingredienti di qualità) allora è una truffa, proprio come “aromi” nell’etichetta.
Ma se è un gioco, una sperimentazione, se è un ingrediente in più della tua ricetta ben fatta, allora è un’opera d’arte, una ricchezza.
 
La linea di confine è sottile e credo che un buon o cattivo uso sia diretta espressione della persona o dell’azienda che si cimenta in questa pratica.