Permacultura al Peromelo

Cos’è la Permacultura,
perchè dovrebbe interessarti
e come la utilizziamo al Peromelo

Viviamo e progettiamo seguendo il più possibile le etiche e i principi della Permacultura.

Quando lo abbiamo acquistato, il Peromelo era una monocoltura di grano, delimitata da un bosco ripariale abbandonato. Un terreno iper sfruttato e impoverito.  Abbiamo pensato che la Natura avrebbe agito meglio di qualsiasi nostro intervento e abbiamo lasciato che nascessero le erbe spontanee.

Lavoriamo per creare un sistema di agroforestazione (o food forest) che integri le piante spontanee con le coltivate.
Per le piante da frutto scegliamo varietà locali, antiche o rustiche e inseriamo piante da bacche commestibili sia per noi che per gli animali selvatici.

Con l’obiettivo di creare un ambiente resiliente alle avversità che il surriscaldamento prossimo porterà, cerchiamo di non aiutare le piante nella loro sopravvivenza.
Per questo, oltre a non usare prodotti chimici di alcun tipo, non annaffiamo, non concimiamo nemmeno con letame, non diserbiamo e ci limitiamo ad un paio di sfalci l’anno.

Dai semi degli alberi già presenti sta nascendo un bosco spontaneo di Aceri, Querce e Robinie (e anche qualche Salice, Pioppo e Sambuco).

Essendo in larga parte scoperto ed esposto a sud, il terreno tende a ricoprirsi, tra gli altri, di rovi da mora, così abbiamo deciso che piuttosto che spendere energie e tempo nell’eliminarli, li terremo semplicemente a bada utilizzandoli come siepi, creando dei camminamenti all’interno in modo da aumentare la superficie di raccolta. Come si dice, il problema è la soluzione.

Per non modificare pesantemente ed in maniera irreversibile il paesaggio, invece di costruire i canonici 100mq (=300) per ettaro previsti dalla normativa, abbiamo scelto di rimanere con la struttura preesistente di 36mq e di utilizzare ulteriori piccole strutture a basso impatto: due strutture in legno senza fondamenta e una yurta.

L’approvvigionamento energetico è parzialmente garantito da un sistema autoprodotto di pannelli fotovoltaici.

Essendo in un fondovalle, il terreno è naturalmente ricco d’acqua, ma studiamo tecniche per trattenerla più a lungo dove serve e drenarla dove crea problemi di erosione (è un terreno con rischio idrogeologico).

I PRINCIPI DELLA PERMACULTURA CHE SEGUIAMO AL PEROMELO

La versione a cui ci riferiamo noi è stata inventata da Bill Mollison e David Holmgren in Australia, negli anni ’70.
Si basa su 12 principi – paradigmi più che leggi – molto generali, quindi adattabili ad ogni contesto: ad esempio, la versione di Mollison e Holmgren è riferita ad esigenze e ambienti australiani (emisfero sud, grande rischio di incendio, disponibilità di appezzamenti di terra molto ampi, ecc), ma è comunque molto utile per progettare anche su territorio italiano o nel nostro caso abruzzese ed ha ispirato anche un altro grande nome della Permacultura, Sepp Holzer, che da anni sperimenta nuove tecniche e soluzioni per l’alta montagna austriaca.

Per darti un’idea pratica, ti racconto come applichiamo la Permacultura al Peromelo, seguendo alcuni dei suoi principi.

Osserva e interagisci

Prima di intervenire su un ambiente, è necessario conoscerlo a fondo.
Addirittura nei manuali si parla di un anno di osservazione!

Noi non abbiamo aspettato tanto e ora, tra i tanti errori, abbiamo
– un Nespolo e un Ciliegio all’ombra degli Aceri, che non ne vogliono sapere di fare frutti;
– la strada brecciata che parte da un ingresso che solo dopo 7 anni abbiamo capito essere nel punto sbagliato
– l’Officina posizionata in una zona poco accessibile, convinti dovesse essere poco visibile (l’abbiamo appena spostata con somma gioia!)

Abbiamo capito quanto “costa” agire d’impulso e quanto una progettazione basata su esperienza diretta, vissuta, possa fare la differenza.
E non vale solo per terreni agricoli, ma anche in casa, dove la vita non dovrebbe essere basata sulla disposizione dei mobili, ma sulle tue abitudini, sull’esposizione solare, sulla temperatura di una camera: ovvero su elementi che agiscono in profondità e in maniera più decisiva rispetto alla nostra sola volontà, al nostro gusto, alle nostre ambizioni.

Piccolo e lento è bello

Rispetto ad un sistema ambizioso, che corre veloce, che vuole produrre tanto, che vuole fare le cose “in grande”, preferisci progetti, ambienti, azioni alla tua portata.

Questo non è un invito a mirare basso, ma alla reale sostenibilità di un progetto.
Noi abbiamo scelto un terreno relativamente piccolo (circa un ettaro) perchè non volevamo una grande azienda agricola da percorrere con il trattore, con zone dimenticate che non riesci a vedere/vivere mai.
Abbiamo preferito rimanere con una casa minima (36mq) invece che costruire la classica villa di campagna, che comportava spese enormi, un rapporto continuativo con la banca, la preoccupazione di un debito (il mutuo è bene chiamarlo col suo nome!), sistemi di riscaldamento più complessi della stufa a legna che usiamo ora e di nuovo stanze magari usate di rado.
Alla possibilità di ricevere fondi europei o crowdsourcing abbiamo preferito mettere da parte i soldi con i nostri stipendi e acquistare qualcosa che potevamo permetterci con le nostre sole forze.

Questo atteggiamento implica un rallentamento nel raggiungere i tuoi obiettivi e una serie di limitazioni, ovviamente, ma anche la sicurezza di non fare mai mai mai il passo più lungo della gamba. Di controllare sempre il proprio percorso e le conseguenze che ne derivano.
Di essere padrone della tua vita.