Per il solstizio d’estate di quest’anno strano, sono stata invitata a partecipare ad AESTAS MMXX, evento-residenza artistica di Pollinaria, primo di una serie di 4 che avranno luogo negli equinozi e solstizi a venire.

Insieme all’artista americana Harriet Matzdorf e lo storico e scrittore Alessandro Monaci di CTRL Books, ho condotto uno dei 3 sentieri che portavano all’opera del sound artist Fabio Perletta.

Il mio era il sentiero ‘selvatico’, una sorta di progressivo inselvatichimento, un viaggio a partire dall’abitazione, passando per un uliveto, poi per un noceto sopraffatto dalle querce spontanee, poi per un bosco, fino ad arrivare ad una quercia secolare che ci ha accolto con le sue ‘voci’.

Siamo partiti dalla conoscenza delle erbe spontanee, ma negli anni sento sempre di più l’urgenza di raccontare l’intero ambiente selvatico. Quali trame si nascondono sotto i nostri passi, quale ricchezza continuiamo ad ignorare intorno a noi, preferendo ricalcare i pensieri e le modalità di un mondo passato, obsoleto, che non è più sostenibile.
Non è più possibile pensare a orti, monocolture e frutteti come si faceva un tempo. E dato che da questi proviene il nostro cibo – la nostra cultura, il nostro quotidiano, la nostra salute – è un fatto che riguarda tutti.
Il selvatico siamo anche noi: le piante ci considerano parte del sistema, quando sanno che noi mangeremo i frutti per poi disperdere il seme o quando attuano strategie di sopravvivenza quando noi le estirpiamo, disboschiamo, sterminiamo.
Il nostro invito è quello di ritrovare il nostro posto nel sistema Terra, di cui palesemente non abbiamo il dominio, ma ci piace tanto crederlo.

Questa la descrizione ufficiale dell’evento (a seguire le mie riflessioni):

AEQUUSOL > AESTAS MMXX
In AESTAS MMXX, nel segno del Potamon Fluviatile, Pollinaria prosegue il corso della sua ricerca della prospettiva umana fusa nel corpo della natura. Lasciando implodere le coordinate intime corrispondenti alle dimensioni della ritualità e del mito, Pollinaria cerca di innescare un ritmo primordiale per rivelare un codice dello spazio dove l’essere umano può osservare se stesso interconnesso al tessuto del vivente.
I destinatari delle chiavi inviate potranno accedere a peculiari canali di interpretazione attraverso sentieri condotti da ricercatori del regno della natura. Il punto di confluenza di questo processo di confronto e rinnovato approccio all’osservazione si concentra nell’intervento sonoro dell’artista Fabio Perletta. Collaborano al progetto la studiosa del selvatico Beatrice Capone, l’artista Harriet Matzdorf e lo storico e scrittore Alessandro Monaci, fondatore di CTRL Books, che nel corso della giornata ne presenterà i più recenti titoli insieme al direttore Nicola Feninno.
Nell’anno 2020, Pollinaria invita ad una peculiare esperienza collettiva per scandire il passaggio delle stagioni: l’interpretazione di indici del paesaggio alla ricerca di future prospettive per il mondo rurale. Con l’attenzione rivolta agli elementi scientifici, ritualistici, sonori e testuali che danno forma all’evolversi delle attività agricole e della vita selvatica, le potenzialità del mondo rurale saranno il luogo di incontro di un’esperimento comune portato avanti da agricoltori, artisti e comunità locale.
La parola Aequusol descrive l’emergere dell’alba e il suo allontanamento dalla notte nell’asse di equilibrio che separa il riposo dall’azione, un attimo di stasi energetica. Aequusol si rivela nei quattro periodi di transizione dell’anno per mettere a fuoco le attività che a Pollinaria avvengono e si trasformano in flusso costante. Ogni evento celeste è rappresentato in modo totemico da un’entità mitologica che sfuma nella realtà e nella storia, come una presenza spettrale da individuare e far risorgere attraverso i campi e la terra d’Abruzzo.

Le cose sono state organizzate in tempi strettissimi, perché fino all’ultimo non sapevamo quali norme anti-covid sarebbero state in vigore, ma mai come questa volta mi è capitato di entrare in immediata sintonia con gli altri attori del progetto (e credo che questa sia la principale magia di Pollinaria).

Alla base di AESTAS MMXX e, guarda caso (o no?), dei nostri lavori di ricerca, c’è il tentativo di riconessione con la natura, attraverso diversi linguaggi. Dopo le presentazioni, il primo nome a venir fuori è stato Fukuoka, con la sua agricoltura naturale, ma soprattutto con la sua diversa sensibilità nei confronti dell’intervento umano in natura, ed in un certo senso non c’è stato null’altro da aggiungere.

Più lavoro con i vari aspetti del selvatico e più capisco il senso del nostro radicale cambiamento. Le persone sono sempre più ricettive e attive nei confronti dell’ambiente e il futuro non lo vedo più così nero.