A me il Natale piace. Odio invece la retorica delle feste eco-chic, con relativa pappina pronta per chi vuole essere equo&solidale e pulirsi la coscienza a costo quasi zero. Preferisco soluzioni più ragionate e personali e voglio sfatare alcuni miti.

UNO

“L’albero di Natale va ripiantato.”

E’ vero, quello di plastica inquina di più di quello vero a causa del materiale, ma piantare un Abete rosso (Picea Abies) in Italia è puro inquinamento ambientale, dato che non è una specie autoctona.

Alternativa: il Peromelo aderisce e ti consiglia vivamente di aderire alla campagna Mangia il tuo albero.
Se hai comprato un Abete vero, piantalo in un vaso abbastanza grande da non farlo soffrire troppo (sennò poi gli aghi diventano arancioni e si inizia a spelare!) e a feste finite potalo in modo che sia possibile tenerlo sul balcone. Durante l’anno puoi cogliere germogli e rametti per farne un decotto ottimo per allergie, tosse, raffreddore e asma. Per te e per i nostri ospiti che la amano così tanto, per il suo colore rosso acceso, il suo profumo e la sua dolcezza, abbiamo scritto tutti i dettagli per la preparazione.

DUE

“Per le feste acquista prodotti italiani.”

Tempo fa lavoravo per un negozio di abbigliamento monomarca. “Made in Italy” era scritto praticamente dovunque, avevamo bandierine italiane dappertutto nel negozio. Le fabbriche effettivamente erano su suolo italiano, ma nessuna delle persone addette alla produzione degli abiti era italiana ed erano sottopagate, rispetto ai nostri connazionali.

E’ vero, dobbiamo supportare l’economia italiana. Ma sai se l’italianissima azienda nel frattempo è stata acquistata da un’azienda estera (ad esempio: Perugina, Sperlari, Riso Flora, Galbani, Sanpellegrino, Levissima, Fiorucci salumi, Algida, Santa Rosa, Bertolli, Peroni, Valle degli Orti, Antica gelateria del Corso)? O se ha tutta la produzione in Italia o ha parte del ciclo produttivo all’estero? Ed ha una produzione etica, che non sfrutta i dipendenti, che non produce scarti inquinanti, ecc?

Alternativa: allora senza andare troppo lontano, affidiamoci ai produttori davvero locali, che possiamo conoscere di persona. Evitiamo il centro commerciale e la sua odiosa calca dell’ultimo minuto e ordiniamo direttamente al caseificio, al panificio, al mercato del pesce con un po’ anticipo per evitare lo stress delle mille corse, perchè il tempo, si sa, non basta mai!
Sembra uno sbattimento, ma è bello conoscere le persone che producono ciò che mangi, sapere che la tua scelta contribuisce al loro progetto e ridurre al minimo il packaging rispetto ai prodotti delle filiere industriali. Si creerà un rapporto personale prima che commerciale (anche se non ci vuoi fare amicizia e senza fare per forza i simpaticoni!).

Noi, da cittadini, abbiamo iniziato le rocambolesche ricerche per i pasti di alcuni eventi del Peromelo e le scorribande per le campagne sono tra le esperienze più belle fatte quest’anno. Tra le nostre piacevoli scoperte: il pecorino di Farindola di Daniele D’Agostino, l’olio extravergine d’oliva e la pasta di Pollinaria, i formaggi del Caseificio Santa Caterina, l’olio extravergine d’oliva di Stelle Campestri, le buonissime birre Leardi, i pluripremiati formaggi di La Porta dei Parchi, il prosciutto senza conservanti dell’Agrimacelleria Antonacci. Bellissime persone prima che prodotti.

TRE

“Per le grandi occasioni, sii etico ed evita la carne.”

Il consumo di carne va sicuramente limitato molto, per giustissimi motivi etici, ambientali, economici, di salute.
Ma sai se ciò che mangi come alternativa alla carne è più etico/salutare/ecologico?

  • Il discorso che non dobbiamo mangiare gli animali perchè soffrono trova un grosso limite nel fatto che anche le piante soffrono ed è ormai un fatto scientifico risaputo, non di nicchia. Se non ne sapevi niente, puoi vedere questo video in cui Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale che ha condotto diversi studi sull’argomento, spiega che le piante provano dolore, riconoscono i loro carnefici, comunicano alle altre piante del pericolo in arrivo.
  • L’agricoltura intensiva di quei 30 tipi di ortaggi/verdure rimasti ancora in vendita (a discapito di una grandissima biodiversità boicottata dalla facilità di commercializzazione) dà comunque problemi di sfruttamento del suolo, utilizzo di veleni pericolosissimi per la salute, inquinamento ambientale e diminuzione del consumo di specie autoctone.
  • Sostituire la carne con la soia non è una mossa etica, è un suicidio economico e ambientale, a partire dalla quantità di suolo destinata a questa coltura che sta eliminando moltissime altre coltivazioni (inutile dire male all’olio di palma e poi mangiare la soia!). E’ un discorso molto delicato e importante che approfondiremo prossimamente.

Alternativa: mangiare un po’ di tutto, come la nostra dieta mediterranea tradizionale, ormai dimenticata sotto ondate di americanismo ed esterofilia, suggeriva. Poca carne, pochi zuccheri, prodotti freschi, verdure di stagione, meglio ancora se selvatiche e del proprio territorio, senza guardare alla “bellezza” dell’alimento che riduce di molto la quantità e la qualità dei prodotti che arrivano nelle nostre case.

QUATTRO

“A Natale fai regali riciclati, artigianali, prodotti in loco.”

D’accordissimo sul fatto che bisogna scoraggiare la produzione di oggetti seriali, industriali, magari prodotti in Cina in condizioni di sfruttamento.
Ma davvero hai bisogno di altri oggetti? Davvero c’è qualcosa che ti manca? E’ molto probabile che i regali ricevuti andranno a riempire le fila di quello che in casa hai già: il terzo cappello di lana, la quindicesima sciarpa, un profumo che chissà se utilizzerai mai, tre portacandele a forma di angioletto..

Alternativa: meglio ancora di un oggetto, a Natale regala un’esperienza, ovvero tempo per se’ ed emozioni uniche, le ricchezze più grandi a nostra disposizione. Per spostare il focus da ‘avere’ ad ‘essere’, per concedersi ciò che non ci si concede mai.
E non bisogna per forza regalare ‘la scalata dell’himalaya durante il capodanno cinese’: anche passare un pomeriggio insieme, per un caffè preso con calma e una chiacchierata ‘come ai vecchi tempi’ è diventata cosa rara e di lusso. Bisogna solo avere il coraggio!
Ma se proprio non vuoi rinunciare ad un  regalo classico, sì, cerca tra artisti e artigiani locali! Io ti consiglio:
Camilla Pietropaoli che fa gioielli meravigliosamente sofisticati riutilizzando le camere d’aria delle biciclette
Pinolina che costruisce e crea set per autocostruirti una macchinetta fotografica stenopeica dai dettagli vintage o pop
Danilla Bag che stampa da sè i tessuti con cui fa borse e zaini con un’attenzione ai dettagli e ai materiali di cui ti accorgerai al primo utilizzo
Dahlia Duet che disegna e cuce un’intera linea di abbigliamento, con forme e texture originali
Gotico Abruzzese che racconta le storie dei riti, dei miti e dei popoli senza finto buonismo e retorica nostalgia

CINQUE

“Fa’ beneficienza, adotta un bambino dei paesi in via di sviluppo o una specie in via d’estinzione.”

Tutto giusto. Ci sono bambini per cui la tua adozione può fare la differenza e animali che vanno salvati da condizioni terribili causate dagli esseri umani. Vero. Ma anche nella tua città. Ci sono bambini in difficoltà anche ad un passo da te, solo che fare beneficienza in casa è molto meno chic. Ci sono animali nel canile cittadino, o sulle nostre montagne, che non godono della stessa attenzione mediatica della tigre del paese X. Tutte le cause sono giuste, ma tendiamo spesso a preferire quelle più sceniche, con più risonanza, che forse ci fanno sentire più nobili.

Alternativa: è inutile pensare allo scioglimento dei ghiacci, se poi siamo i primi a buttare l’olio esausto nel wc di casa. Inizia a guardarti intorno, ad un passo da te: chi ha bisogno di aiuto nella tua città? Senza andare da un estremo all’altro (non tutte le organizzazioni sono trasparenti!) puoi contribuire alla spesa al supermercato di famiglie che non ce la fanno economicamente; portare coperte e vestiti ai senza tetto; donare pannolini, vestiti usati e passeggino alla vicina di casa che ne ha bisogno. Insomma riappropriati della tua comunità di riferimento, la solidarietà è alla base di una società che funziona.

In definitiva, il Natale è un’occasione eclatante per privilegiare il rapporto umano al consumo di oggetti; smettere di aggiungere aggiungere aggiungere e iniziare a vivere di quello che abbiamo, che ha già di per sè molto molto valore; riflettere di più su quello che viviamo direttamente, istante per istante.
Così sarà un Natale ricchissimo. Di emozioni.