Uno dei progetti del Peromelo è la ricerca delle caratteristiche del modulo abitativo più sostenibile, che offra la migliore qualità della vita possibile. Di esperimento in esperimento, sono nate così le Tane ed ecco cosa abbiamo scoperto.

Acqua bene supremo

Quando abbiamo acquistato il terreno del Peromelo non lo sapevamo, ma bisognerebbe scegliere un luogo principalmente in base alla disponibilità d’acqua. Tutto il resto si può aggiungere o risolvere in tanti modi e la Permacultura dimostra che ogni terreno, col tempo, è modificabile, ma senza acqua non si vive e in un’ottica di sostenibilità non ci si può affidare solo alla rete idrica istituzionale.
Come nel – fortunato – caso del Peromelo, può essere un corso d’acqua vicino, una sorgente naturale, un pozzo che pesca dalla falda o un serbatoio di raccolta dell’acqua piovana, l’importante è poter disporre di acqua nel momento del bisogno.

Riscaldarsi con la legna sì, ma..

La stufa a legna è un ottimo metodo di riscaldamento: si affida ad una fonte rinnovabile e spesso in un boschetto anche piccolo come il nostro, oltre agli alberi lasciati crescere proprio a scopo di taglio, c’è sempre qualche albero con rami spezzati o che è possibile tagliare senza recare troppo danno alla pianta.
La stufa a legna diventa invece meno conveniente e sostenibile se non hai a disposizione legna da ardere gratis, sia perché la legna ha un costo, sia perché bruciare legna produce anidride carbonica, come in qualsiasi combustione.
In Mongolia, ad esempio, hanno dovuto vietare l’uso della stufa a legna nelle centinaia di yurte accampate fuori città, per la grande produzione di fumi. Come successe al tempo anche a Londra quando si accorsero che se ogni casa si fosse riscaldata con il caminetto presente in ogni stanza, l’aria sarebbe stata irrespirabile.

…se integrata con qualcos’altro

Oltre alla questione ambientale, la stufa a legna presenta un altro problema: per quanto tu la voglia caricare, ad un certo punto se non alimentata si spegne. Quindi per le notti più fredde non è una soluzione ottimale, perché bisogna svegliarsi all’alba per caricarla nuovamente, e bisognerebbe integrarla con un altro metodo. Quale?

Pannelli Fotovoltaici…

Il fotovoltaico è una buona soluzione energetica se, come nella stazione di energia del Peromelo, ricicli le batterie (dei camion, nel nostro caso) e le altre attrezzature necessarie.
Altrimenti per giudicare la sua convenienza rispetto ad un’altra forma di energia, occorre considerare l’impatto ambientale di tutti i materiali coinvolti, dalla produzione dei pannelli alle batterie (che hanno anche un costo abbastanza elevato) al resto della strumentazione.

… ma non solo

In generale, è bene non affidarsi ad una sola fonte di energia.
Come suggerito della Permacultura, è bene che ogni elemento del sistema svolga più di una funzione e che ogni funzione sia espletata da più di un elemento. In questo modo il sistema è più resiliente. Ad esempio, in giornate col cielo coperto, il fotovoltaico potrebbe non fornire energia, ma magari il micro-eolico sì o viceversa in giornate assolate senza un alito di vento.

Meglio modulare

Spesso, per convenienza, soprattutto economica, tendiamo ad accorpare tutto ciò che svolge la stessa funzione.
Ma se volessimo copiare le piante, frutto di milioni di anni di prove ed errori ed evoluzione, , dovremmo preferire una rete fatta di singoli moduli piuttosto che una unica soluzione centralizzata, più vulnerabile. Se la foglia di una pianta viene attaccata, ad esempio, dal morso di un animale, non vengono intaccate le funzioni principali della pianta, poiché ogni foglia svolge le stesse funzioni. Allo stesso modo, se l’approvvigionamento energetico è gestito in diverse sedi, la rottura di una di queste non compromette il funzionamento del sistema.
Per quanto mi riguarda, l’unica deroga a questa strategia è in caso di un netto vantaggio nell’impatto ambientale: al Peromelo, ad esempio, abbiamo scelto di rendere le Tane energeticamente autonome, ma alcune operazioni, dalla compost toilet alla lavastoviglie, sono comuni a tutti gli alloggi.

I materiali contano

All’origine c’era il Cubetto, in mattoni. E’ la costruzione tradizionale locale e risale a prima degli anni ’60, ma non è il massimo del comfort.
Poi è arrivata la gher (yurta) ed è stato infinitamente meglio, perché la lana di cui è coperta isola molto meglio nell’ambiente del Peromelo. Perché è bello sapere che la puoi smontare in ogni momento e spostare dove vuoi e non occupa permanentemente il suolo.
Poi volevamo sperimentare il legno, perché abbiamo letto troppe fiabe con casette di legno per non voler testare di persona se era tutto vero. Abbiamo riaggiustato le due baracche già presenti al Peromelo e scoprendo quante cose cambiano da una Tana all’altra.

Ma anche la poesia

Ok le misure standard e tutto ciò che ci assicura una qualità di vita degna della nostra civiltà avanzata, ma nello ‘standard a tutti i costi’ si perde la poesia, la magia, la personalità che, a nostro parere, servono per vivere tanto quanto (se non di più de) l’antibagno, la metratura minima per le camere da letto ecc.
Formiamo gli architetti affinché rispettino tutti i parametri di legge e i vincoli e le minuzie burocratiche e poi ci innamoriamo di foto di vecchie cascine sbilenche e romantiche.
Viviamo schizofrenicamente in case tutte uguali, con parquet e androni deluxe, per poi sognare di fuggire appena possibile in uno (scomodo) chalet di montagna senza elettricità. Ecco, noi abbiamo realizzato direttamente quegli chalet (più o meno…)!

Sostenibile vuol dire (anche) economico

Da anni vediamo decine e decine di moduli abitativi sperimentali prodotti da sempre più studi di architettura, in Europa e nel mondo. Sono bellissimi. Spesso anche molto efficienti a livello energetico e con grandi soluzioni salva-spazio.
Ma quando puntano anche all’economicità, si rifanno ai costi di una casa normale (che, diciamo, parte dai 100.000 euro?) e lanciano questi prezzi che dovrebbero essere allettantissimi ma non lo sono: 70mila, 50mila, 28mila euro.
28mila euro è un prezzo molto più basso di 100mila, ma non tutti ce li hanno in tasca pronti per essere spesi.
Ecco, per noi sostenibile vuol dire che non devi accendere un mutuo. Perché il mutuo, indipendentemente dai tassi, dalla cifra totale, dagli anni di durata, è il contrario della sostenibilità. E’ un vincolo e un vincolo che dura nel tempo non è – emotivamente, psicologicamente e a volte anche economicamente – sostenibile.
Quindi quando noi diciamo “economico” intendiamo “sotto i 10mila euro”. Che vuol dire che – mettendo, sì, qualche soldo da parte negli anni – TUTTI possono permetterselo.
La nostra idea è stata proprio quella di iniziare a studiare e creare dei prototipi che poi un giorno chiunque possa realizzare per sé. E vivere (più) felice.