Il sudore è tabu, dobbiamo essere asciutti (anche se siamo fatti al 70% d’acqua).
La saliva non si deve vedere, fa schifo.
Il nostro odore è da censurare, puzza.
I rutti non si devono fare, non sta bene (poi dipende dal Paese).
Il singhiozzo è da far sparire con i rituali più disparati.
Allattare in pubblico è un po’ sconveniente.
Mangiare con le mani è da cafoni (però dà tanta soddisfazione).
Se apriamo la bocca per tossire o sbadigliare, dobbiamo coprirla (immagina se dicessimo ad un leone “eh però non sta bene ruggire a bocca aperta! metti una zampa davanti per favore”).
Se veniamo in contatto con la pelle di qualcuno, meglio ricoprirsi di Amuchina, che non si sa mai!

Tutto pur di dimenticare che siamo animali.
Per supportare la tesi che siamo altro, che siamo diversi, che non ci mischiamo con la plebaglia (=gli altri animali, che riteniamo inferiori), noi siamo superiori, queste cose non le facciamo.

Se invece accettassimo un po’ di più questo nostro lato, la nostra natura più profonda, staremmo un po’ più in pace con noi stessi e con gli altri, io credo.

E non per ragioni mistiche, ma molto banali.
Ad esempio, è arcinoto che scegliamo il partner anche in base all’odore e agli ormoni.
Però poi usiamo i profumi per nasconderci e sedurre (confondere?) l’altro e ci lamentiamo che “non trovo l’anima gemella” (e te credo!).
Non ricordiamo che, in quanto animali, apparteniamo ai ritmi della natura, che abbiamo bisogno di pause, che abbiamo ritmi di cui prenderci cura e da ascoltare. Lavoriamo troppo, ci imponiamo il sonno con melatonine e le famose goccine, facciamo sport fino all’esaurimento fisico.

In sostanza, ignoriamo i nostri bisogni in favore di un ideale che non esiste e che ci costa mantenere.
Io dico: facciamo un passo indietro, accettiamo ciò che siamo e tiriamo un sospiro di sollievo: siamo molto più liberi di quanto pensiamo!